martedì 16 dicembre 2008

Epoca di agonia di nomi

Dalla lettera a Giacobbe
Sì, anche noi, come te, stiamo vivendo un momento decisivo.
Quella notte tu lasciavi per sempre la tua terra antica e ti addentravi rischiosamente nel territorio controllato dal fratello-nemico. Stavi facendo, cioè, il passo più drammatico della tua vita: entrare in un continente sconosciuto. Passavi il tuo Rubicone, insomma.
Ed ecco densificarsi, proprio sulla frontiera segnata dal fiume, il cumulo delle incertezze simbolizzato dalla tua lotta con Dio. Che, in fondo, fu una lotta per il nome.
Tu chiedesti il nome tutta la notte al tuo rivale misterioso, dicendogli ogni volta che l'atterravi: Come ti chiami? Ma lui sgusciava alla presa delle mani viscide e, prendendo il sopravvento, ti ripeteva: Perché mi chiedi il nome? La nostra storia, caro Giacobbe, ti rassomiglia tanto. Anche noi stiamo sperimentando l'oscurità del trapasso.
Giunti a una frontiera decisiva della storia, affrontiamo il guado che ci introduce nel terzo millennio e, come te, viviamo il dramma del nome. Le antiche categorie si rimescolano. I vecchi vocaboli non ci bastano più per indicare gli scenari nuovi sulle cui sponde stiamo per approdare. Lo scontro più vero oggi è con l'ineffabile.
Gli schemi concettuali che avevano finora sorretto la nostra comprensione dell'universo si stanno sfaldando, minacciati come sono dall'onda lunga di una realtà inedita. Sensazioni impreviste straripano da tutte le parti, e le parole di un tempo non le contengono più. Le dighe lessicali cedono sotto l'urto di emergenze che irrompono con la furia di un tornado. E noi, a ogni realtà che pure tocchiamo ma che ed slitta dalle mani, continuiamo a chiedere, sotto lo spasimo della lotta, come facesti tu: Qual è il tuo nome?
È proprio vero: la nostra è un'agonia di nomi. È una crisi di vocabolario. I termini non aderiscono più alle cose e scivolano sulla loro pelle.
mons. Tonino bello, Ad Abramo e alla sua discendenza, 36-37

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