mercoledì 17 dicembre 2008

Nostalgie

Nostalgia canaglia
di Massimo Gramellini
Avete fatto caso a quanti telefonini adottano la suoneria dei telefononi che strillavano nei tinelli della seconda metà del Novecento? È l’ultimo segnale di un fenomeno che si acuisce in tempi di crisi: la nostalgia. Per gli stipendi che consentivano a un impiegato di comprarsi la casa senza fare mutui. Per i comici che facevano ridere senza usare parolacce. Per la persona che non sposammo o che sposammo ma non le assomiglia più. Per le fatiche di una vita in salita che era comunque meno stressante di una in discesa verso l’ignoto. Nei sondaggi i tedeschi dell’Est difendono la memoria della Ddr, in realtà la loro giovinezza trascorsa sotto quel regime. Da noi chi vota Veltroni (pochi, ultimamente) rimpiange Berlinguer. Gli altri hanno già rivalutato la Dc e qualcuno anche i socialisti. Ogni aspetto della vita è pervaso da una polvere che deforma i ricordi, ripulendoli dalle scorie per restituirceli nella magia dell’incanto che non furono. Persino il tifo calcistico è una forma di nostalgia: per il te stesso bambino, ancora capace di provare emozioni assolute.
Adesso dalla Gran Bretagna giunge l’immancabile studio scientifico a certificare quel che in fondo sapevamo già: rimpiangere il passato aiuta ad affrontare meglio il presente. Costretti a nuotare in mare aperto, ci appigliamo allo scoglio dei ricordi per trovare un punto di riferimento e il coraggio di dare un senso al panorama. È un piacevole inganno che da generazioni aiuta gli uomini a vivere. Sembra impossibile, ma fra vent’anni i giovani fan di Di Pietro rimpiangeranno Berlusconi (sempre che non sia ancora lì).

Manca solo di citare la nostalgia in ambito ecclesiale...
c'è la nostalgia classica, quella che ha sempre fatto dire ad alcuni: "Prima era meglio... tutto";
c'è quella più costruttiva: "Poco tempo fa avevamo dei padri... che rimpiangiamo".
don Chisciotte

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