giovedì 30 aprile 2009

Collaboratore della mia gioia

Ieri con i seminaristi del quinto anno siamo andati a far visita al card. Martini:
è sempre l'incontro con un padre! Deo Gratias!

«San Paolo ha visto bene il pericolo che insidia il ministero apostolico: «Noi non intendiamo far da padroni sulla vostra fede; siamo invece i collaboratori della vostra gioia» (2Cor 1, 24). Pietro, nella stessa linea, esorta i presbiteri a non spadroneggiare sulle persone loro affidate, ma a farsi modelli del gregge (cfr 1Pt 5,3).
Come si spiega il fenomeno del drammatico voltare le spalle alla Chiesa in alcuni dei Paesi tradizionalmente «più cattolici»? L'ho chiesto una volta a un sacerdote in Olanda e la sua risposta mi ha fatto molto pensare. "Il prete - diceva - qui era tutto; decideva tutto, perfino nell'ambito del matrimonio e della famiglia. Quando i tempi e l'evoluzione della cultura hanno fatto cadere questa dipendenza, si è passati all'eccesso opposto di un totale rifiuto".
Credo che questo spieghi, almeno in parte, la crisi in cui sono caduti, uno dopo l'altro, paesi come l'Olanda, l'Irlanda e i Paesi Baschi che erano una volta la roccaforte del cattolicesimo. Il distacco dalla Chiesa è cominciato con il distacco dal clero. Per certi versi la Lombardia, in certe sue zone, fa parte di questi paesi di avanguardia dove la Chiesa cattolica è più forte, rispettata, ricca di vocazioni. Bisogna prevenire il fenomeno...
Faccio un piccolo esempio: il modo di gestire i locali e, più in generale, le risorse parrocchiali. La gente deve capire che il parroco non si considera il padrone, come se queste fossero cose sue che egli benevolmente presta o mette a disposizione di altri, ma che si considera semplice «custode dei miei [del Signore] atri» (Zc 3, 7), uno che vigila, certo, sul corretto uso dei beni della Chiesa e discerne, insieme con altri, sul loro migliore impiego, ma che fa sentire alla gente che è cosa di tutti».
Carlo Maria Martini, Dalla Croce la perfetta letizia, 75-76

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