venerdì 16 gennaio 2009

Prendiamo le distanze!


Quando l'espressione "tradizione cristiana" tradisce l'amore cristiano
e serve a coprire l'ignoranza e la violenza.
Tettamanzi a Varese, la Lega contesta
"Un presidio in difesa dei valori e della tradizione cristiana", spiega il segretario cittadino del Carroccio, Fabio Binelli, che esprime "dissenso rispetto all’atteggiamento di succube accondiscendenza, quando non di attivo collaborazionismo, manifestato dal cardinale nei confronti dell’espansione islamica nella diocesi"
di Zita Dazzi
Lui dentro al collegio religioso a parlare di "questione morale", a criticare il consumismo contrapponendolo alla solidarietà, ad invocare la "sobrietà di stile" di chi fa politica. I leghisti fuori, con gli striscioni "Tettamanzi vescovo di Kabul" e "Varese ambrosiana, mai musulmana". Non ha avuto una accoglienza calorosa l'arcivescovo di Milano, Dionigi Tettamanzi, arrivato a Varese per la prima tappa del suo giro di incontri con gli amministratori pubblici delle province della Diocesi ambrosiana. Ad aspettarlo, anche se tenuti a debita distanza dalla una folta presenza di forze dell'ordine, una trentina di militanti della Lega Nord.
"Un presidio in difesa dei valori e della tradizione cristiana", spiega il segretario cittadino del Carroccio, Fabio Binelli, che esprime "dissenso rispetto all'atteggiamento di succube accondiscendenza, quando non di attivo collaborazionismo, manifestato dal cardinale nei confronti dell'espansione islamica nella diocesi".
Dal suo discorso Tettamanzi ha volutamente lasciato fuori i temi caldi del dialogo con l'Islam, limitandosi a criticare "la solidarietà per categorie" che distingue "i poveri a seconda del colore della pelle e della provenienza". Il fulcro del discorso era altro: l'invito ai politici a praticare "una rinnovata sobrietà nelle parole, nell'esibizione di sé, nell'esercizio del potere e nello stile di vita", il biasimo è per l'abitudine al "cumulo delle cariche", per lo "spreco di parole", per "l'ostentazione di grandezza e ricchezza"
Avvenire, il quotidiano dei vescovi, definisce l'accaduto una "indecorosa gazzarra" sulla quale "varrebbe la pena di stendere un velo pietoso" in un boxino riconducibile alla direzione. "Ma non si può tacere - scrive Avvenire - che lo stesso padrone di casa, il sindaco Fontana, ha deciso di sponsorizzare (con appena qualche cautela preventiva) quella brutta iniziativa, venendo meno non solo a un basilare dovere di rappresentanza di tutta la sua città, ma anche alla più elementare cortesia istituzionale". Il quotidiano critica poi "gli inaccettabili slogan di certi uomini di partito che per sostenere la loro polemica con gli islamici non trovano di meglio che prendersela anche con il pastore della Chiesa ambrosiana".

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